Trattamenti brevi (1-2 mesi)
Superare un trauma ed il sentimento di esclusione …
Milla è una pincher di 5 anni. Insieme a Tristan e Lillo formano la famiglia di Rita e Giorgio. Tutti e tre sono amati e coccolati come bambini, perché la coppia, nonostante lo desideri moltissimo, non ha ancora figli. Milla, la prediletta, è trattata come una principessa. E’ abituata ad essere sempre al centro dell’attenzione e con il suo caratterino vivace e volitivo, senza essere prepotente, è lei il capo. A novembre Rita scopre di essere finalmente incinta. La coppia non sta nella pelle, e si prepara all’evento. Maria nasce in agosto ed è naturale che le attenzioni dei genitori si concentrino su di lei. Rita e Giorgio sono felici di allargare la loro famiglia, composta di persone e cani.

Con gli animali il lavoro floreale è da un lato più semplice, perché sono emotivamente meno sfaccettati di noi e dall’altro più complesso, non potendo esprimersi verbalmente. I loro comportamenti vanno decodificati ed interpretati. Nella pratica, si tratta di raccogliere dati dai racconti dei padroni, se possibile osservarli e di formulare delle ipotesi.
La mia è che Milla con l’arrivo della neonata, si sia sentita abbandonata affettivamente da Rita e Giorgio, e che abbia addirittura finito per ammalarsi gravemente per recuperare tutte le attenzioni dei padroni. Adesso è una cagnolina stremata che deve comunque reinserirsi in un contesto relazionale diverso, dove non potrà più avere un ruolo esclusivo e ancora ne soffre. Le preparo una miscela floreale per aiutarla a recuperare energia, ottimismo, fiducia nella sua capacità di fare fronte ad uno stress straordinario, capacità di adattamento ad una situazione mutata e soprattutto che l’aiuti a superare il bisogno di egocentrismo affettivo. Dopo solo una settimana Rita mi scrive che Milla mangia molto di più e con voracità, è più vivace e le feci da molli sono diventate solide. Qualche giorno dopo mi scrive incredula che comincia ad avvicinarsi a Maria, da cui finora stava alla larga. E’ anche ingrassata di un paio di etti. Nei successivi aggiornamenti, apprendo che la situazione continua a migliorare, la cagnolina prende peso, ha più energie, sale sul letto dove sta Maria e le resta accanto a schiacciare pisolini. Ha finalmente abbandonato la posizione rannicchiata, che spesso manteneva nei mesi precedenti, a favore di pancia all’aria. Dopo un mesetto vado a trovarli e a fare il punto della situazione. Milla sta complessivamente molto meglio, ancora però non ha recuperato completamente. Rispetto agli altri due cani è meno vitale, sta a lungo sul divano, perde molto pelo. Giorgio sebbene sia contento, dubita che possa tornare in forma come prima.
Nella nuova miscela rimetto i fiori già usati a cui decido di aggiungere Star of Bethlehem, un rimedio che si utilizza quando si è reduci da un shock (emotivo, fisico o entrambi) che ha compromesso le energie vitali dell’organismo. Effettivamente Milla, che ha rischiato di morire, ha subito un grosso trauma. Quando ci aggiorniamo, un paio di settimane dopo, l’impressione di Rita è che la nuova miscela abbia dato un ulteriore input alla ripresa. Mi racconta che Milla è molto più attiva, e che corre e abbaia come faceva un tempo. All’ecografia di controllo, i linfonodi precedentemente ingrossati risultano ridotti, ed il veterinario, valutando il quadro nel complesso, decide di dimezzare il farmaco antiepilettico. A metà gennaio Milla pesa 6.4 kg. Nei due mesi che seguono Rita continuerà a mandarmi foto di Milla e Maria insieme.
Durata del trattamento: due mesi
Lasciar perdere psicofarmaci e … placebo
Debora ha 46 anni, lavoratrice dipendente, single, senza figli. Ne conosco bene il carattere e le difficoltà. Ha cominciato una psicoterapia da un paio di mesi. Si è finalmente decisa, dopo anni in cui affronta ciclicamente le stesse difficoltà di relazione con gli uomini. Il tema principale che porta al terapeuta è proprio questo: il desiderio fortissimo di una relazione stabile e soddisfacente e l’incapacità di realizzarla. Relazioni che muoiono ancor prima di nascere, relazioni concluse da parte di uomini che le interessano, rapporti non chiari e da cui si scopre dipendente. Tuttavia, nonostante abbia cominciato una psicoterapia, il morale è completamente a terra. Vede tutto nero, nessuna prospettiva, nessuna via d’uscita ad una situazione esistenziale che sente ormai definitivamente e negativamente tracciata. Il terapeuta, trovandola così giù da alcune settimane, senza che il lavoro insieme riesca ad aprire nessuno spiraglio positivo, le suggerisce di contattare lo psichiatra di riferimento per valutare la possibilità di assumere un farmaco antidepressivo. Invece Debora mi chiede i rimedi, usati in precedenza diverse volte, sempre con risultati positivi. L’autocommiserazione, un suo tratto emotivo distintivo, è all’ennesima potenza. Mi dice di aver perso ogni speranza che la vita possa portarle qualcosa di buono, di avere frequenti crisi di pianto e non sopportare nessuno. Nonostante la sua ultima breve relazione sia finita da tre mesi, rimpiange l’ex ed è certa di non trovare mai più un uomo così valido; si vergogna di dire a chicchessia di non avere un partner; si sente addirittura umiliata dal proprio cane, poco affettuoso, da cui si sente respinta, ancora una volta. In questo frangente, visto che il nostro non è il classico rapporto consulente/cliente mi permetto licenze del tutto insolite. Perciò le dico di voler fare un primo tentativo che potrebbe non essere risolutivo. La miscela punta principalmente sul vittimismo e volutamente, tralascio altri aspetti. Il mio obiettivo è verificare quanto possa incidere il sentimento di vittimismo/risentimento in questo specifico stato “depressivo”e se sia sufficiente trattarlo per modificare l’intero quadro emotivo. Combino Willow- Chicory- Crab apple- Chestnut Bud- e Beech. La risento dopo meno di una settimana e la situazione complessivamente non è migliorata. Decido di aggiungere Gentian e Gorse. Un paio di giorni più tardi mi scrive che ha come l’impressione di scorgere uno spiraglio di luce. Ci sentiamo dopo altri cinque giorni e mi riferisce che continua a piangere, disperata. Decido di rifare la miscela daccapo. Unisco Willow (autocommiserazione- vittimismo-amarezza); Gentian (sfiducia); Gorse (perdita di ogni speranza, rinuncia interiore); Sweet Chestnut (angoscia di chi si trova con l’acqua alla gola e non sa come venirne fuori); Star of Bethlehem (dolore per la perdita affettiva). Le crisi di pianto smettono definitivamente il giorno stesso. Tre giorni dopo si iscrive ad una chat per avere più possibilità di socializzazione ed esce con un uomo che trova molto attraente. Trascorrono una serata piacevole ma lui non la richiama e Debora non ne fa una tragedia. All’avvicinarsi del fine settimana teme il noto umore nero di chi si ritrova sola e con parecchio tempo a disposizione, invece poi si organizza impegnandosi in attività che le piacciono. Dice: “finalmente ho ritrovato la voglia di fare le cose che mi fanno stare bene. Ora mi riconosco!”. Sulla chat incontra un paio di uomini che la corteggiano e le sembrano interessanti. Decide di approfondire la conoscenza, senza troppe aspettative, cercando di mantenersi lucida e leggera. L’umore è nettamente migliorato, il dolore per la relazione finita superato, l’atteggiamento verso se stessa ed il futuro è molto più fiducioso. Insomma, con i rimedi giusti, niente antidepressivo!
Dal mio punto di vista, questa storia conferma che i rimedi appropriati funzionano e gli altri no. Placebo a parte.
Durata del trattamento: un mese
Come vedere una tragedia con occhi nuovi …
Fernanda è una signora di quasi 80 anni a cui hanno diagnosticato una rara forma di maculopatia degenerativa. L’oculista romano a cui si è rivolta le ha prospettato il rischio della cecità. Le hanno consigliato di farsi visitare anche dal dottor Tal dei tali che è uno dei maggiori esperti nel campo e lavora a Barcellona. Lei ci va, accompagnata da marito e figlio sperando in un parere differente,che lasci almeno intravvedere qualche possibilità, invece si trova ad ascoltare la stessa secca diagnosi. Nel giro di pochissimo tempo l’umore della donna peggiora drammaticamente. I parenti sono molto preoccupati ed il figlio decide di contattarmi. Fernanda era già stata mia cliente, diversi anni prima ed in quella occasione i fiori di Bach le avevano dato un notevole sostegno. Stavolta appare completamente annichilita, non le viene neppure in mente di chiamarmi.
Mi dice di aver perso ogni speranza che si possa fare qualcosa per i suoi occhi, ed è angosciata all’idea della cecità, che avverte come una minaccia crudele e incombente. Ha la sensazione d’essere ormai arrivata alla fine di ogni cosa. Già le sembra che la vista stia nettamente peggiorando. Tutto il giorno non riesce a pensare ad altro e piange di continuo, infilandosi sempre più in una spirale ossessiva e depressiva. Come prevedibile, di notte riposa malissimo. La conosco e so che il suo carattere estremamente ansioso ed incline al pessimismo di certo non aiuta. Ma è anche una persona volitiva, che non si da per vinta facilmente. Le propongo una miscela di rimedi per aiutarla a percepire il problema della vista in maniera un po’ meno catastrofica, risollevarla dallo stato di completa disperazione in cui si trova, infonderle fiducia nella possibilità di trovare una qualche soluzione; rasserenarla rispetto all’incognita inquietante di diventare cieca. Mi chiama una settimana dopo, già molto più serena e lucida, dicendomi che nonostante i parenti non siano particolarmente favorevoli ha deciso di contattare un nuovo centro oftalmico. Stavolta gli specialisti danno un responso differente, molto più rassicurante e la inseriscono in un programma di trattamento specifico del disturbo.
I rimedi, in questo caso, hanno aiutato Fernanda ad emergere dalle sabbie mobili di paure e disperazione in cui stava rischiando di sprofondare, permettendole di attivarsi più serenamente alla ricerca di una possibile soluzione.
Durata del trattamento: un mese
Voglio smettere il farmaco ipertensivo …
Piero è un uomo di 64 anni. La moglie, che in passato si è interessata di medicina complementare, gli ha proposto di provare i Fiori di Bach. Lui invece non ne sa nulla. Non è scettico, né fiducioso, solo disponibile La sua richiesta iniziale è di riuscire a lasciare un noto farmaco per la pressione alta, che prende in maniera piuttosto continuativa da diversi anni, e di cui da qualche tempo avverte più gli effetti collaterali che i benefici. Mi mantengo molto cauta nel dirgli che alcuni rimedi, genericamente definibili rilassanti, potrebbero avere ripercussioni positive anche sulla pressione sanguigna. Gli propongo comunque di abbinare al trattamento con i fiori di Bach un ipotensivo fitoterapico, da provare per almeno un mese, e Piero accetta entusiasta. Raccolti i dati sulla pressione mi confronto con la farmacista di fiducia che non ritenendoli preoccupanti, consiglia un integratore a base di Aglio.
La consulenza è anche la sua prima occasione per parlare con un terapeuta. Partendo dalla pressione alta e dalla descrizione dei fastidi causati dal farmaco, mi racconta del suo carattere, volitivo, deciso, frenetico, anche esplosivo, della vita di completo successo che ha avuto, di un intervento chirurgico importante, ed in parte invalidante, a cui si è dovuto sottoporre alcuni anni prima. Negli ultimi tempi, si riconosce insofferente a tutto, facilmente irascibile, irrequieto anche di notte, quando si risveglia spesso. Un po’ alla volta, viene fuori la mancanza delle sfide lavorative che ha cercato durante tutta la brillante carriera, e che lo esaltavano; il poco coinvolgimento nel presente; una sfiducia velata verso il futuro, forse immaginato prevedibilmente noioso. Non è stato facile toccare il punto dolente, perché Piero è fondamentalmente un uomo d’azione, solare e costruttivo, non certo uno che indulge nella lamentela, ma riconoscere e contattare la propria tristezza è stato importante. Il passo necessario per superarla.
Gli propongo una miscela per aiutarlo a rilassarsi con Impatiens, Beech e Cherry Plum, a cui aggiungo Honeysuckle, per sfumare la nostalgia verso un passato brillante e verso la prestanza fisica di un tempo; Gentian, per aiutare uno sguardo fiducioso verso il futuro; Chestnut Bud, perché mi dice che troppo spesso si ritrova a ripetere comportamenti che lui per primo trova inutili e dannosi; Heather, perché ho l’impressione che in questo periodo si senta più fragile e bisognoso di attenzioni. Chiedo il suo parere al riguardo e non mi smentisce.
Una decina di giorni dopo, mi riferisce di sentirsi più rilassato e sereno, di riuscire a prendere le cose con più filosofia, di dormire meglio, alcune notti senza nessun risveglio e senza il bisogno di alzarsi per camminare, come accadeva prima. La pressione arteriosa si è leggermente abbassata. Ha deciso anche di modificare alcune abitudini che puntualmente lo portavano ad avere reazioni d’ira. L’umore è molto buono ed è arrivato a pagina 180 del suo secondo romanzo da autore. Mi richiamerà più di un mese dopo la fine del trattamento, dicendomi di sentirsi decisamente bene ed ancora in quel flusso positivo attivato dai rimedi.
Durata del trattamento: un mese
A presto con nuove storie!