Trattamenti di lunga durata (oltre i 6 mesi)

Come convivere con una nonna difficile …

Nicola mi contatta grazie ad un’erborista che conosce entrambi. Si era rivolto cercando suggerimenti per trattare la nonna con rimedi naturali e questa erborista di Latina, ricettiva ed intelligente, piuttosto che proporgli melissa o valeriana, aveva subito pensato che i Fiori di Bach fossero più appropriati al caso. Nicola mi descrive la situazione in ogni dettaglio, permettendomi di preparare una miscela adatta a nonna Ersilia senza conoscerla personalmente. Il ragazzo vive, assieme alla madre ed ai fratelli, con la nonna materna, ultraottantenne.

L’anziana signora, con l’avanzare dell’età, sta esasperando sempre più aspetti del proprio carattere e mostrando i sintomi della demenza senile, che rendono davvero difficile la convivenza. Ersilia è una donna di 84 anni in ottima salute, dominante nonostante l’età, abituata a comandare tutti a bacchetta, che s’incupisce quando non ottiene quello che chiede. Negli ultimi anni, è diventata sempre più petulante e rabbiosa, con vere e proprie manie di persecuzione nei confronti di chi frequenta la casa. Pensa che le varie collaboratrici domestiche, cerchino di derubarla e farle angherie di ogni genere e che gli stessi familiari tramino contro di lei, desiderandone la morte.

A Nicola premetto che forse ci sarà da sistemare la combinazione floreale, visto che mi baserò sulla sua visione della nonna e non sulla mia impressione diretta, come faccio di solito. Preparo una miscela volta a mitigare la prepotenza, i sentimenti ostili, l’atteggiamento ricattatorio e colpevolizzante che la donna cerca di attuare verso chiunque, a ridurre il rimuginamento che ipotizziamo (ripete continuamente le stesse cose, come un disco incantato). La miscela dovrebbe aiutarla anche a risollevare il morale basso, perché sta invecchiando e la sua vita sta volgendo al termine, soprattutto perché non si sente amata.

Infine si presenta un’ultima questione: quella di dire o meno ad Ersilia del trattamento a base di Fiori di Bach. Nicola è categorico: impossibile spiegarle alcunché: viste le sue fissazioni persecutorie penserebbe in un tentativo di avvelenamento. Ci accordiamo quindi che le gocce saranno messe, a sua insaputa, nell’acqua e nelle tisane che beve quotidianamente. Nel salutarci, mi raccomando di osservare la vegliarda con maggiore attenzione per cogliere le sue reazioni e di aggiornarci passato qualche tempo. Nicola mi richiama dopo cinque giorni, del tutto incredulo che questi “Fiori di Bach”, di cui fino ad allora ignorava perfino l’esistenza, potessero avere un effetto talmente incredibile a cui lui, la madre, i fratelli, stenterebbero a credere se non fosse così evidente.

La nonna è improvvisamente più calma, più accomodante, più serena, addirittura più sorridente. Nicola, e successivamente sua madre Leila, torneranno puntualmente ogni mese o poco più, a prendere i rimedi con cui gestire la nonna, notando la differenza nell’umore di Ersilia, con o senza le gocce “miracolose”. Senza dubbio peggiore, nel secondo caso.

Nel corso degli anni, la formula iniziale è rimasta sostanzialmente invariata. Ancora mi complimento con me stessa del buon lavoro fatto, grazie anche alla capacità di osservazione e descrizione di Nicola. Circa quattro anni fa ho aggiunto Cherry Plum, perché stando ai racconti di Leila, nonostante la collera fosse molto diminuita, Ersilia continuava ad avere degli scoppi d’ira improvvisi. Non l’ho più tolto. Un altro paio di volte, ho provato ad inserire un nuovo rimedio, e affidandomi al riscontro attento di Leila, il mese successivo, ho deciso di toglierlo.

Durata: 8 anni e 5 mesi (in corso)

Una coppia in crisi, due storie di dipendenza …

Francesca è una bella ragazza poco più che trentenne, che mi contatta per sapere se potrò seguirla insieme al suo fidanzato perché stanno attraversando un periodo molto difficile. Ha ricevuto il mio nominativo da una cliente entusiasta ma personalmente non conosce i Fiori di Bach. Li incontro insieme per spiegare ad entrambi in cosa consiste il mio lavoro e prospetto di seguirli separatamente. La prima consulenza è con Matteo, trentenne anche lui, che mi racconta la situazione dal suo punto di vista e soprattutto mi parla di sé. Frequenta Francesca da sette anni e l’ultimo anno è un continuo avvicendarsi di discussioni molto accese e liti. I due hanno caratteri e stili di vita molto diversi. Matteo si descrive come una persona problematica, da tempo alle prese con ansia, stati depressivi, disturbi ossessivo-compulsivi, psicofarmaci, molti percorsi terapeutici intrapresi ed interrotti, un rapporto conflittuale con il padre. Da qualche mese ha cominciato apertamente una relazione parallela con una “vecchia” fiamma, Roberta. E’ legatissimo a Francesca e sogna un futuro idilliaco con lei ma è attratto anche dall’altra con cui, in realtà ha più affinità. Mentre procede nel suo racconto, realizzo la complessità della persona e dei suoi disturbi e mi domando se e come sarò in grado di aiutarlo. Seleziono comunque una miscela di rimedi per riaccendere la speranza ridotta ai minimi termini, sostenerlo nella fiducia, stabilizzare l’umore così oscillante, placare i pensieri che lo assillano. Prenderà Gorse, Gentian, Scleranthus, Heather, Crab Apple, Elm.

Quindi incontro Francesca che conferma la storia di Matteo. Al contrario di lui che appariva calmo e quasi distaccato, la ragazza è un fascio di nervi ed emotività dilagante. Tra noi scattano immediatamente una simpatia ed una fiducia reciproche, oltre il consueto, che ci permetteranno di impegnarci nella relazione terapeutica al meglio delle nostre possibilità. Francesca non ce la fa più a sopportare la situazione nella quale è completamente impantanata ed il rendersene conto non fa che accrescere il suo stress. Si sente, ingannata, in preda alla gelosia, impotente, incapace di dare una svolta a questo stato di cose, quindi bloccata. Reagisce controllando Matteo in maniera ossessiva, accusandolo, minacciandolo, facendo scenate e richieste ma tristemente sa che lo stesso cliché si è già ripetuto un numero sufficiente di volte da fiaccare ogni illusione.

I primi mesi li impiegherò per aiutarla a calmarsi e ad accettare la situazione in cui è coinvolta con maggiore serenità abbassando il livello di rabbia, mantenendo l’umore stabile ed uno sguardo fiducioso verso il futuro. Cominciamo a lavorare, un passetto alla volta, sulla possibilità di un rapporto più distaccato con Matteo. Francesca risponde alla terapia floreale da subito molto positivamente. Fin dal primo mese, avverte che dentro di sé, si cominciano ad attivare qualità positive e risorse, che l’aiutano a vivere meglio la sua realtà. I primi rimedi sono Cherry Plum, Holly, Chicory, Heather, Gentian e Scleranthus.

Incontrerò Matteo in parallelo, alcune volte durante cinque mesi, lui discontinuo con le gocce floreali e con gli appuntamenti. Decido di dedicarmi esclusivamente a Francesca quando emergono una serie di infedeltà precedenti nei suoi confronti ed io mi sento in difficoltà nel continuare a seguire entrambi, mantenendo un atteggiamento interiore neutrale. Matteo dal canto suo, sceglie di impegnarsi regolarmente in una nuova psicoterapia (anche in seguito alla pressione di Francesca per curarsi) che nel corso dei mesi successivi produrrà qualche effetto sull’umore complessivo del ragazzo, e cosa più importante, sulla sua autonomia.

Con il passare del tempo, Francesca prenderà consapevolezza della propria dipendenza affettiva (di come siano le rispettive dipendenze a legarli) e ripercorrendo a ritroso la propria storia infantile, con un padre latitante e una madre oberata dalle tante difficoltà quotidiane, per occuparsi dei bisogni affettivi della figlia piccola, della sua origine dolorosa. Rock Rose, Aspen, Centaury, Red Chestnut e Walnut che prenderà per molti mesi, la sosterranno nelle paure profonde di restare sola e di non avere le forze per affrontare la vita, nel riuscire anche solo ad immaginare un futuro senza Matteo. Con spirito fiero, che si rivelerà sempre più volitivo, Francesca alimenta il suo desiderio di autonomia e scopre la forza di scendere alle proprie fondamenta per solidificarle. Da un certo momento in poi mi ripeterà, contenta e stupita, di sentirsi via, via più forte, padrona di se stessa e della propria vita, meno alla mercé delle pressioni e dei ricatti di Matteo, che tenterà in ogni modo di trattenerla. Anche Clematis svolgerà un ruolo importante, aiutandola nel lasciare andare le illusioni sulla relazione, a cui nonostante tutto continua ad aggrapparsi. Rock Water e Pine la spingeranno ad iniziare a guardarsi attorno, e a considerare, ragazzi diversi da Matteo.

Dopo un anno dall’inizio del trattamento con i rimedi, Francesca mi confessa dispiaciuta ed incredula di non riuscire a prendere le gocce con l’assiduità mantenuta durante tutti i mesi precedenti. La rassicuro sul significato del gesto: i rimedi non le servono più perché grazie al lavoro fatto insieme, è diventata capace di sostenersi e di riconoscere più chiaramente cosa desidera per la sua vita. Perlomeno, cosa non le si addice più.

La risentirò alcuni anni dopo, single dopo qualche relazione ed una convivenza fallita. Verso Matteo, rimasto nei problemi di sempre, c’è ormai un affetto fraterno.

Durata: 1 anno e 2 mesi

Come dare una svolta …

Marina è una ragazza nella tarda trentina, lavoratrice dipendente, impegnata in una relazione affettiva che fa acqua da tutte le parti. Un’amica le ha parlato bene di me, e la sua richiesta iniziale è di aiutarla a risistemare la propria vita. Una richiesta impegnativa! Mi racconta di aver seguito una psicoterapia piuttosto lunga, alcuni anni prima e di essersi rivolta successivamente a terapeuti di vari orientamenti, per recuperare il bandolo della propria matassa mentale ed emotiva e provare a sentirsi meglio, senza ottenere risultati soddisfacenti.

Parla di instabilità emotiva, di forti sbalzi d’umore, di ansia frequente, di sentirsi sempre insicura dei propri pensieri e comportamenti e che proprio l’insicurezza fosse il tema principale emerso nella precedente psicoterapia. Mi racconta di non sopportare nessuno. A me arriva soprattutto la durezza dei tanti giudizi negativi verso se stessa. Cominciamo da lì.

I primi tre mesi sono tutti in salita. Marina avverte appena qualche cambiamento nella sua percezione; alle mie indagini, il più delle volte risponde che non sa dire se e cosa si stia modificando. Ma prende le gocce con regolarità e questo mi è sufficiente per avere conferma che i rimedi stanno attivando qualcosa di positivo, anche se ancora non se ne rende conto in maniera più consapevole.

La prima cosa di cui si accorge è di essere meno umorale, più equilibrata, anche se l’umore è costantemente volto al basso. I rimedi con cui comincio a lavorare agiscono nell’equilibrare i frequenti sbalzi d’umore (Scleranthus), questa era inizialmente la sua richiesta; nel migliorare la percezione di sé stessa e diminuire pensieri sgradevoli ricorrenti(Crab Apple); nell’essere meno rigorosa e giudicante verso se stessa, aspetto che concorre a generarle una forte ansia sul lavoro (Rock Water); in una maggiore tolleranza verso gli altri, ed anche verso aspetti di se che mal sopporta (Beech); sul pessimismo (Gentian) e sulla visione negativa che ha della vita: una continua fregatura da cui non c’è da aspettarsi nulla di buono (Willow). Tranne Scleranthus, costituiscono tutti lo zoccolo duro del mio intervento e li manterrò per mesi.

Soprattutto, invito Marina a fare i conti con l’atteggiamento di autocommiserazione e risentimento che, a mio avviso, domina più d’ogni altra cosa, il suo sentire. All’inizio, rifiuta di riconoscersi come una persona disfattista che si lamenta di tutto,( il rimedio Willow la costringe a confrontarsi con questa emozione) ma un poco alla volta, finisce per riconoscerlo. Nell’aiutarla a ripercorrere la sua storia familiare mette a fuoco che il padre (figura di riferimento principale)avesse esattamente lo stesso atteggiamento ed ancora prima la nonna paterna. Sapere da dove abbia avuto origine questo sentimento distruttivo, e come sia stato naturale, forse inevitabile, prenderlo a modello le fa accettare più serenamente qualcosa di cui non va fiera. La incito anche a pensare che adesso, adulta e responsabile, possa scegliere di sentire ed agire anche in un modo differente, più proficuo per se stessa.

Ricordandole proprio la sua richiesta iniziale, di aiutarla a risistemare la vita, le anticipo che non sarà una passeggiata, e che limitarsi a prendere le gocce non sarà sufficiente per lei. Servirà un impegno quotidiano, nel riconoscere, riflettere, modificare pensieri e atteggiamenti. Ma la rassicuro che i rimedi faranno il loro lavoro, se si lascia perdere l’aspettativa assurda del miracolo in quattro e quattr’otto ed invece si asseconda ciò che avviene, giorno dopo giorno. Non mi interessa convincerla, le racconto solo la verità. Proprio per questo, so di essere convincente.

Un rimedio significativo per Marina sarà Gorse, perché profondamente sfiduciata di riuscire a modificare la propria infelicità. Sarà fondamentale per diversi mesi. Più volte, dovrò ricordarle il ruolo dei rimedi, “semplici”catalizzatori emotivi, e che tutto il resto dipenderà da come riuscirà a fare suoi ed elaborare gli stimoli emozionali dati dai Fiori. Una grande spinta le verrà da Elm, a rassicurala di potercela fare. Mentre lo prende, Marina mi riferirà felice e meravigliata di non avvertire più l’affanno continuo, come se la strada fosse meno in salita e le sue gambe più forti.

Più volte, dovrò riportarla alla realtà e dissipare aspettative magiche rispetto alla terapia floreale. Intuisco che questa ragazza ha bisogno di essere incoraggiata sulle sue capacità di poter modificare ciò che non funziona, spronata a notare ogni piccolo miglioramento e rassicurata che non ci sia nulla di sbagliato o irreparabile in sé. Nessuno l’ha mai fatto finora, e mi assumo il compito con gioia. A suo favore, ci sono l’intelligenza riflessiva, la tenacia, l’umiltà unita al coraggio di mettersi seriamente in discussione, il desiderio forte di dare una svolta alla sua vita, arrivata, come dice lei, a toccare il fondo.

Con lei introdurrò per la prima volta elementi di Mindfulness nella consulenza.

Il primo: la possibilità di allenare la nostra mente, proprio come un muscolo, all’attenzione e di guidarla intenzionalmente verso atteggiamenti più o meno salutari.

Il secondo: l’importanza della consapevolezza al nostro tipo di pensieri abituali e del riconoscimento della qualità di questi (pensieri utili e salutari piuttosto che pensieri inutili e nocivi). La scelta di non assecondare e alimentare ogni genere di produzione mentale, solo perché pensata. Quindi le propongo di non prendere così sul serio i propri pensieri, soprattutto quelli che nutrono emozioni distruttive e sulle quali stiamo lavorando da mesi con la consapevolezza ed i rimedi, come l’autocommiserazione, l’autocondanna, il giudizio negativo dell’altro.

Il terzo: la capacità di notare nella propria vita ed in sé, aspetti e qualità positive, da contrapporre a tutto il negativo e la schifezza in cui Marina si sente immersa. A cominciare dalle piccole cose di ogni giorno e di cui è piena la vita, senza cercare o aspettare nulla di eclatante.

Il quarto: l’accettazione delle emozioni sgradevoli come naturali, inevitabili ed alcune più di altre, appartenenti al proprio bagaglio emotivo, perciò più ricorrenti. Le spiego che il tentativo di evitarle ed il rifiuto non faranno altro che aumentare la sofferenza, perché sono atteggiamenti che attivano un conflitto interiore.

Il quinto: la possibilità di rivolgersi a se stessi con comprensione e compassione, proprio mentre soffriamo perché proviamo emozioni sgradevoli, come paura, ansia, tristezza, frustrazione, impotenza, angoscia, vergogna. Si tratta di imparare a diventare i migliori e più cari amici di noi stessi: una sfida irresistibile.

Il sesto: l’importanza di coltivare il sentimento della gratitudine per ogni piccolo e grande aspetto positivo, non dando nulla per scontato.

Insomma, è l’inizio di una silenziosa ma grande rivoluzione. Marina dapprincipio, accoglie questi suggerimenti con qualche esitazione, alcuni in effetti, potrebbero apparire paradossali, poi comincia a sperimentarli uno ad uno, trovandoli incredibilmente efficaci, nella loro semplicità.

Tornando ai rimedi usati, un altro grande aiuto arriva da Heather, che va ad addolcire il sentimento di solitudine e ad attenuare la drammatizzazione con cui percepisce la propria vita. Anche da Cherry Plum, per aiutarla a modulare l’intensità delle proprie reazioni emotive ma anche a lasciarsi andare nell’esprimere di più le emozioni.

Nel secondo periodo, quando ormai alla domanda di routine per sapere come si senta, Marina mi risponde con un “tutto sommato, bene!”, a cui crede sempre di più, lavorerò con Water Violet, Vine e Vervain per migliorare le relazioni.

Nel corso dei mesi, alle emozioni che lentamente si modificano seguono i comportamenti. Supererà la conclusione della sua relazione sentimentale, con un ragazzo troppo irrisolto, senza farne un dramma, anzi riuscendo a mantenere uno sguardo lucido. Acquisterà maggiore fiducia nel suo ruolo lavorativo di notevole responsabilità, riducendo la dose di ansia. Migliorerà la socievolezza, sentendosi più a suo agio nel mostrarsi così come è, e nell’esprimere ciò che pensa senza censurarsi, ma con più gentilezza, riuscendo a recuperare qualche amicizia, messa da parte nell’incuria.

Al nono mese di trattamento, Marina sta decisamente bene, scelgo per lei due rimedi, quasi forzandomi perché dubito che ne abbia davvero bisogno. Mi riferirà che per la prima volta, da quando ha iniziato il trattamento con i Fiori di Bach, ogni tanto dimentica di prenderli e per me significa che il lavoro è concluso. Ci salutiamo dandoci appuntamento a due mesi. Per riassumere l’evoluzione di Marina voglio usare le sue parole: quelle di giugno,“che schifezza, la mia vita ed io ” sono diventate, nove mesi dopo, “io non sono niente male e questa vita vale la pena di essere vissuta”.

Durata: nove mesi

A presto con nuove storie!

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