Il mio compagno è un chimico abituato a trafficare con sostanze, a volte pericolose, in maniera accurata. E’ anche un uomo piuttosto coraggioso.

Io sono poco meticolosa, anzi un po’ pasticciona, e non ho problemi a riconoscermi paurosa.

Eppure, l’antiparassitario contro la cocciniglia, super tossico, con avvertenze così allarmanti da scoraggiarne l’uso, l’ha diluito ed usato la sottoscritta dopo che il chimico si era rifiutato categoricamente di occuparsene.

Certo, penserete, è la motivazione che ha giocato un ruolo decisivo. Infatti, il desiderio di fare un ulteriore tentativo per aiutare le piante in sofferenza è stato più forte del timore di eventuali rischi collaterali.

L’episodio che ho raccontato vuole essere solo un piccolo esempio dell’inutilità di identificarsi troppo con definizioni di noi stessi che seppur vere, in linea di massima, possono diventare delle trappole che ci condizionano fortemente rispetto a ciò che pensiamo di poter fare e addirittura poter essere.

Affezionati alle definizioni e inconsapevolmente bisognosi di confermarle, per rassicurarci sulla nostra identità, finiamo per ignorare quello che la realtà dei fatti prova a mostrarci e cioè che spesso non siamo esattamente come crediamo, ma molto più sfaccettati e ricchi di possibilità.

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